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Nomi illustri in Formula 1 ce ne sono più di uno, come i figli d’arte Max Verstappen e Carlos Sainz, ma nessuno ha sulle spalle un’eredità così pesante come quella di Mick Schumacher. Figlio del pilota più vincente della storia della Formula 1, Mick Schumacher ha preso la coraggiosa decisione di seguire le orme del padre intraprendendo la carriera dell’automoblismo, che lo vede ora impegnato nella serie cadetta, la Formula 2, trampolino di lancio verso la massima categoria. La Ferrari ha già puntato gli occhi su di lui, mettendolo a bordo della SF90 nei test collettivi del Bahrain, e inserendolo all’interno dell’Academy.
Per Mick, gli occhi di tutto il mondo sono puntati addosso. Carlos Sainz, un altro figlio d’arte, conosce bene questa situazione: “È sempre difficile quando sei figlio di qualcuno di importante. Ricordo che quando gareggiavo nei kart, tutti guardavano a me e ai miei risultati. Anche gli altri bambini guardavano sempre a me, solo perché ero figlio di un campione”.
“Non è facile gestire una situazione simile, ma crescendo ci ho fatto il callo. Ci sono cresciuto, l’ho accettato e ho imparato a conviverci. Anzi, ho cominciato a trarre tutto il positivo che potevo dall’essere figlio di un due volte iridato. Ho fatto in modo che questo mi rendesse un pilota migliore”.
Schumacher deve convivere con un fardello forse ancora più grande: “Mick ha avuto tutti gli occhi puntati addosso in queste ultime settimane – ha continuato Sainz – e un po’ mi sono preoccupato per lui. Ha svolto i test di Formula 1 e tutti volevano sapere di lui. Ma a volte l’attenzione dei media non è neanche così male. Credo che Mick si trovi al posto giusto“.
“Da piccolo – ha continuato lo spagnolo della McLaren – c’erano dei bambini a cui piaceva particolarmente arrivarmi davanti, solo perché sono il figlio di Carlos Sainz. Provavano più gusto a battere me che non altri. Certe volte anche i bambini sanno essere sadici, e questa cosa non mi piaceva. Col tempo, anche grazie alle parole di mio padre, ho imparato ad essere più aggressivo e a guadagnarmi maggiore rispetto. Prima ero forse troppo accondiscendente, cercavo sempre l’approvazione degli altri. Ma col passare degli anni mi sono reso più forte, sviluppando un carattere più duro”.