Credits: © McLaren Press Area
Era la penultima gara della stagione e c’era un Mondiale in gioco: siamo nel 1989 e quello che successe alla Casio Triangle, l’ultima curva del circuito di Suzuka, tra Alain Prost ed Ayrton Senna è passato come uno dei momenti di maggiore tensione nella storia della Formula 1.
I due erano entrambi piloti della celeberrima scuderia McLaren-Honda e il francese si presentò sul tracciato giapponese con 16 punti di vantaggio sul rivale: in questa situazione, il brasiliano doveva vincere per mantenere aperte le speranze iridate. A tutti i costi.
Come di consueto, il “Campeao” era riuscito ad aggiudicarsi la pole position, la dodicesima della stagione, ma al via Prost partì meglio e si mise in testa alla corsa conquistando inizialmente un discreto margine sul proprio avversario.
Dopo il cambio gomme Alain era ancora in testa, ma fu in quel momento che iniziò la rimonta di “Magic”: al 46° giro Senna era ormai nei tubi di scarico della MP4/5 numero 2, ed alla chicane Casio Triangle tentò il tutto per tutto.
L’azzardo andò male perchè i due si toccarono e finirono nella via di fuga, ma mentre Prost uscì dall’abitacolo Ayrton rimase ai comandi della sua McLaren-Honda, chiese una spinta ai commissari e percorse la via di fuga per poi ritornare in pista.
La sua monoposto, tuttavia, era danneggiata e quindi dovette ritornare ai box per sostituire il musetto: così facendo Alessandro Nannini passò in testa, ma solo per poco perchè al 51° giro non potè nulla nei confronti del ritorno del brasiliano.
Senna vinse così la gara, ma la gloria durò ben poco: al termine del GP, infatti, la Race Direction lo squalificò con la motivazione di aver tratto vantaggio dalla spinta dei commissari ed aver percorso la via di fuga della Casio Triangle anziché la chicane stessa. La vittoria venne quindi assegnata a Nannini, mentre Alain Prost diventò matematicamente per la terza volta in carriera Campione del Mondo.
Questa è, in breve, la storia del GP di Suzuka della stagione 1989: sono passati oltre 27 anni, ma ancora oggi quella vicenda fa discutere ampiamente ogni singola parte in causa.
Stavolta è Alain Prost a ritirare in ballo la situazione, affermando che la colpa dell’accaduto è da attribuire a… nessuno, dal momento che la sua azione di chiudere la porta in prossimità dell’ultima chicane era voluta da delle circostanze ampiamente influenzate dalla tensione generale.
“Semplicemente nessuno ha colpa di quanto è successo – ha affermato Alain Prost – Capisco che molte persone non mi credono, perchè questo dipende dal fatto che molti sposano la causa di Ayrton, ma in quel frangente la situazione era estremamente sotto controllo. Prima dello start avevo detto a Ron (Dennis) che se si fosse presentata una situazione del genere, non mi sarei sicuramente tirato indietro, perchè avevo già tenuto questo comportamento diverse altre volte in quella e nella precedente stagione”.
“Se poi andiamo ad analizzare la diceria che questa mia mossa abbia privato Senna del titolo mondiale, ecco… questa è solo una bufala – ha continuato il francese – Personalmente avevo lavorato molto duramente in ottica gara, ma Ayrton era stato molto più veloce in qualifica. Nonostante ciò, avevo tutto sotto controllo fino all’incidente: in quel momento tentò la sua manovra con una velocità davvero troppo elevata, non sarebbe comunque rimasto in pista e nei miei piani non avevo intenzione di lasciarlo passare perchè c’era di mezzo un Mondiale”.
“Certo, è stata una bella botta, soprattutto morale per il mio avversario, ma c’è da dire questo che in molti tendono a dimenticare: se Senna voleva sul serio mantenere aperte le speranze iridate, avrebbe dovuto vincere non solo a Suzuka ma anche nel successivo GP d’Australia perchè io avevo 16 punti di vantaggio su di lui. La sola vittoria in Giappone non avrebbe fatto alcuna differenza”.