Ermanno Cuoghi a F1world: “Hamilton mi ricorda Lauda. Quella volta con Ecclestone…”

Ermanno Cuoghi e niki lauda

© David Phipps/Motorsport Image

Vocione rassicurante e spiccato accento emiliano, è con questo calore che Ermanno Cuoghi ci apre le porte dei suoi ricordi in Formula 1. Da Hamilton e Verstappen passando per una burla fatta ad Ecclestone, e a quelle corse pane e salame molto diverse da oggi

Una bella casa in Inghilterra, la famiglia, la vita che scorre serena. E poi una telefonata che cambia tutto: dopo le esperienze in terra d’Albione e negli Stati Uniti, arriva la chiamata di Maranello. Un appuntamento a lungo sognato da Ermanno Cuoghi, che dal 1971 prima con i Prototipi e poi in Formula 1, si veste di rosso. E un sodalizio profondo con “il computer”: Lauda se lo porterà anche in Brabham, dopo la Ferrari.

Ermanno, segui ancora la Formula 1?

“Assolutamente, l’ho frequentata per anni, mi sono divertito! Ed è sempre Formula 1. Però devo dirti subito una cosa…”

Siamo tutto orecchi.

“Preferisco Hamilton al resto della famiglia dei piloti! Mi piace per l’educazione che ha, e secondo me ha preso tantissimo da Lauda. Rivedo in diversi particolari l’austriaco. Gli altri hanno le gomme distrutte e lui invece le sa gestire. Fa due o tre giri ad alto ritmo poi lascia respirare la macchina… insomma per me ha qualcosa in più”

Troppe penalità nella Formula 1 di oggi però, vero?

“Sì, ai miei tempi le penalità c’erano ma erano per cose comprovate. Non erano date sul momento. Le battaglie ci sono sempre state, ma oggi è tutto un po’ esagerato. Per esempio, la virtual safety car, che senso ha? Metti fuori quella reale finché non si è pulita la pista e finisce lì”.

Anche se tu sei stato il meccanico che si dedicava a Lauda, ovviamente ricordi bene ciò che accadde nel 1974, quando fu Regazzoni a giocarsi il titolo all’ultima gara. Ma qualcosa andò storto…

“Sì, eravamo tutti una squadra. Purtroppo in quella occasione, a Watkins Glen, fu fatta una modifica agli ammortizzatori. Mettemmo un sacchetto fatto di quella plastica che scoppietta, hai presente? Doveva essere una miglioria, avevano la funzione di espansione e compressione negli ammortizzatori anteriori essendo la pista molto ondulata. Quando Clay andava a frenare però, toccava per terra. Fittipaldi non era più o meno veloce, se non avesse avuto quel problema lì avrebbe vinto lui il Mondiale e sarebbe stata una gran bella cosa”

I rapporti tra Regazzoni e Lauda? Fu lo svizzero a suggerire Niki alla Ferrari.

“C’è sempre stato un buon rapporto tra i due, sia nella messa a punto della vettura che in tutti gli obbiettivi in gioco. Non ho visto nessun antagonismo in squadra, sono sempre andati d’accordo”

Pane, pasta, formaggio e chi più ne ha più ne metta sul camion che vi portava ai circuiti, vero?

“Eccome! Anche Lambrusco, mezza forma di formaggio, il ragù per la pasta preparato dalle varie mogli a casa… era bello! Gozzi o Forghieri, o chi per loro, cucinavano. Una volta a Le Castellet Forghieri aveva cucinato la carbonara ma aveva messo chissà quante uova ed era venuta molto rigida!”

Anche i rapporti tra i vari piloti erano diversi, vero?

“Sì, gli unici un po’ in disparte erano ovviamente i francesi… per il resto era un mondo vissuto da tutti in un bel modo, cosa che assolutamente non avviene adesso”

Raccontaci di quella volta che hai fatto arrabbiare Ecclestone, che ti inseguì per tutto il paddock…

“Sì, non proprio inseguito, però una cosa del genere! Avevamo un pass allacciato alla cintura con una fascetta di plastica, erano belli, allora c’era un’unica ditta che li faceva. Io avevo bisogno di un pass per un conoscente, e lo chiesi a Bernie. Lui mi disse di no, che non poteva per principio. Rimasi deluso. E quando in una occasione poco dopo rimanemmo in gruppo a parlare insieme ai piloti, ho visto che lui aveva il pass attaccato alla cintura e con un paio di tronchesine ruppi la fascetta e glielo presi! Dopo un bel po’ se ne accorse. Sapeva che glielo avevo chiesto, si è accorto che non l’aveva più e probabilmente aveva sentito il rumore delle tronchesine! Ci siamo presi come due scimpanzè…”

Ermanno, raccontami il Lauda dentro la pista e quello fuori.

“Forghieri a una gara aveva concesso 2 mm di ala posteriore, non dicemmo nulla a Lauda ma lui se ne accorse. Io gli spiegai le ragioni, ma era talmente arrabbiato con Forghieri che non mi ascoltava. Alla fine capì, e non tornammo indietro. Ma aveva davvero un occhio da non credere. Fuori dalla pista era come tutte le persone comuni in quel contesto. Ti racconto una cosa…”

Prego.

“Erano i tempi della Brabham. I piloti rimasero alcuni giorni a New York, prima di una gara negli Usa. Bernie Ecclestone in quel caso venne da me e mi disse che aveva trovato una forma fallica di ceramica grande come una mano. Venne da me e mi disse: ‘Adesso gliela attacchi al volante prima delle prove’. Allora ci si divertiva tutti. Il lavoro era stressante, ma era un altro mondo, bellissimo”.

Anche se i rischi erano ben maggiori di oggi.

“I mezzi erano quelli che erano, e poi con l’andare degli anni la sicurezza è migliorata. L’evento del carbonio, della monoscocca, hanno migliorato la sicurezza dei piloti. Un altro elemento fu addirittura il fallimento di una compagnia aerea, la Rockit, che fece arrivare molti dei suoi ex tecnici in Formula 1. Noi alla Ferrari nei prototipi avevano un telaio pannellato, con un collante rivettato che usavano le compagnie aeree. Allora indubbiamente era più rischioso, poi nel tempo è migliorato tutto”

Hai avuto un bagaglio importante di esperienza negli Usa e in Inghilterra. Ed era in quest’ultimo paese che ti trovavi quando ti arrivò la chiamata da Maranello…

“Ho fatto tante volte domanda per lavorare in Ferrari, ma non mi hanno mai risposto. Finché un giorno mi arrivò un telegramma dove mi chiedevano di presentarmi a Maranello per un colloquio. Io stavo in Inghilterra e stavo benissimo, avevo anche una volpe che mi attraversava il giardino! Mio figlio iniziò le scuole in Inghilterra e venire in Italia fu un sacrificio perché dovette anche lui rifare tutto il percorso di studi fino alla laurea. Ma non potevo dire di no alla Ferrari, era sempre stato un sogno”