Sono quasi tre settimane che i medici dell’Ospedale Universitario che seguono la degenza del tedesco hanno avviato il procedimento di risveglio. A parte la smentita della morte del sette volte campione del mondo, non ci sono state più voci ufficiali, da parte della struttura o della sua portavoce, Sabine Kehm. Anche se, per la famiglia Schumacher e per i tifosi del tedesco che non hanno smesso di fargli sentire il proprio appoggio, sia difficile da accettare, più il paziente rimane in come e più difficoltoso sarà quindi il recupero. Il timore è stato recentemente proposto da due luminari britannici, il dottor Anthony Strong, neurochirurgo presso il King’s College di Londra, e il professore Tipu Aziz, insegnante all’Università di Oxford. Entrambi i professionisti hanno sottolineato come, con una degenza così prolungata, anche le parti del cervello che non sono state direttamente colpite nell’incidente, col trascorrere del tempo potrebbero riportare segnali negativi.
Contro l’opinione dei due luminari inglesi, il Tages Anzeiger, ha riportato la testimonianza di Andreas Raabe, direttore della clinica universitaria di neurochirurgia di Berna. Il professore ha spiegato come, se l’équipe medica che sta seguendo il sette volte campione del mondo ha ritenuto che fosse arrivato il momento di svegliarlo è perché i tempi erano abbastanza maturi per una buona riuscita. Non sarà certamente semplice e veloce: Schumacher, secondo le previsioni dello svizzero, ricomincerà a respirare autonomamente, inizierà a rispondere agli stimoli esterni, aprirà gli occhi e come ultimo step comincerà a muoversi. Impossibile prevedere i tempi visto che il risveglio completo dipende da fin troppi fattori, che solo i dottori che hanno seguito tutto l’iter clinico conoscono.
Arrivati a questo punto, la famiglia e gli amici giocheranno un ruolo importantissimo: le persone vicine al sette volte campione del mondo dovranno stimolare e parlare il più possibile il tedesco nella speranza di andare a creare un contatto visivo per iniziare a capire se sarà capace di riconoscere persone, oggetti e formulare parole.
Nonostante la situazione clinica del Campionissimo di Formula 1 sia rimasta pressoché immutata, c’è un motivo per sorridere, almeno oggi. La curva numero 1 del Bahrain International Circuit è stata ufficialmente intitolata a Michael Schumacher. Il provvedimento, reso noto dopo il consenso della famiglia reale, è stato preso per mano dei responsabili del tracciato e principalmente dal presidente del circuito, Zayed Al Zayani e la notizia è stata accolta positivamente anche dalla famiglia dell’ex ferrarista.
Schumacher è legato al Bahrain e a questa pista: il sette volte campione del mondo nel 2004 con la Ferrari conquistò la prima edizione della corsa che quest’anno festeggia il primo decennio di vita.