Dopo quell’esperienza alla Ferrari ci sono voluti dieci anni per tornare sul gradino più alto, questo nonostante un periodo complicato durante per tutti gli anni ’90: “Luca di Montezemolo copriva le difficoltà… La Rossa ha impiegato 7 anni a uguagliare i miei risultati, ma a me hanno messo i bastoni tra le ruote e mi hanno rinfacciato un Mondiale perso dopo 10 anni di buchi: di che cosa parliamo?”.
Ma senza Jean Todt, Michael Schumacher avrebbe ottenuto tutto quello che ha ottenuto?
“Difficile dirlo, la vera intuizione di Todt è stata quella di ingaggiare lo staff vincente della Benetton. Michael non ha dovuto sfidare super-fenomeni e ha perso dei Mondiali contro avversari normali. Quando ne è arrivato uno fortissimo, cioè Alonso, il Dream Team si è sciolto”.
Proprio quel Fernando Alonso che nel 2010 arrivò in Scuderia e battagliò per il titolo con la Red Bull di Sebastian Vettel. Storia che poi si ripetè, con gli stessi fallimentari esiti, con il tedesco per a fronteggiare c’era il carro armato tedesco: “Quando hai piloti di quel livello devi vincere entro un paio d’anni: sennò crolla tutto”.
Ora la Ferrari ha una progetto vincente ed un pilota all’altezza, eppure la piega che sta prendendo questa stagione non va come sperato (complice una trinomio a cui manca all’appello ancora la squadra). Ed in questa situazione è Mattia Binotto quello sotto l’occhio del ciclone: “Mattia è un eccellente tecnico che ha dovuto imparare un lavoro non suo. Adesso deve far ritrovare alla Ferrari lo smalto d’inizio stagione dopo errori e guasti. Ma per me la macchina è la migliore del campionato”.