Venerdì 30 agosto 2024
Libere 1 – Ore 13:30 – Diretta su Sky Sport F1
Libere 2 – Ore 17:00 – Diretta su Sky Sport F1
———————————————-
Sabato 31 agosto 2024
Libere 3 – Ore 12:30 – Diretta su Sky Sport F1
Qualifiche – Ore 16:00 – Diretta su Sky Sport F1
———————————————-
Domenica 01 settembre 2024
Gara – Ore 15:00 – Diretta esclusiva su Sky Sport F1
———————————————-
[button color=”red” size=”small” link=”https://www.f1world.it/calendario-f1-2024-orari-tv-sky-e-tv8-di-tutti-i-gp/”]Dettaglio orari[/button]

Amnesty International toglie la maschera ad Abu Dhabi: torture e arresti dietro il glamour

Prima che il Gran Finale inizi, Abu Dhabi subisce una stoccata avventata da un rapporto di Amnesty International intitolato “Qui non c’è libertà“, atto a descrivere il notevole divario tra l’immagine che Abu Dhabi vuole dare di sè al resto del mondo con eventi di prestigio e strutture all’avanguardia, e ciò che veramente è con rivolte, arresti, torture e sparizioni forzate.
«Dietro una facciata sfarzosa e scintillante, gli Emirati Arabi Uniti nascondono la natura repressiva delle proprie istituzioni nei confronti di attivisti che è sufficiente postino un tweet critico per finire nei guai» ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
«Milioni di spettatori di ogni parte del mondo -ha aggiunto-  vedranno il Gran premio di Abu Dhabi, nella maggior parte dei casi ignorando com’è fatta la vita di ogni giorno degli attivisti degli Emirati Arabi Uniti, anche a causa del silenzio della comunità internazionale, che preferisce gli affari alla difesa dei diritti umani

Dal 2011 le autorità hanno infatti fatto ricorso a misure estreme per sedare ogni critica, dissenso o richiesta di riforme e lo stato degli Emirati Arabi Uniti è precipitato nell’oblio della repressione, rinforzato dall’atteggiamento omertoso della Comunità internazionale, divenendo un fantoccio vano  in cui l’integrità della persona è totalmente ignorata e calpestata da continue prevaricazioni su attivisti, avvocati, insegnanti e studenti. Il caso è pressoché analogo a quello del Bahrain: non si può correre sul sangue della popolazione facendo finta di niente, mentre alcune persone sono private della cittadinanza e le loro famiglie vengono prese di mira. La struttura fragile del sistema giudiziario degli Emirati Arabi inoltre non consente di fare giustizia, corrobora anzi l’essenza sgradevole dello Stato: è infatti inevitabile che i processi siano risolti con assoluta noncuranza e con procedure irregolari come l’assenza di difensori di imputati o sentenze basate su confessioni estorte ai detenuti, per giunta soggetti a continue e orrende torture durante la reclusione. Il rapporto di Amnesty International contiene una serie di richieste urgenti alle autorità degli Emirati Arabi Uniti: cancellare le leggi che criminalizzano l’esercito pacifico dei diritti alla libertà d’espressione e d’associazione, compresa la legge sui reati informatici e la nuova legge antiterrorismo dell’agosto 2014; porre immediatamente fine agli arresti e alle condanne dei prigionieri di coscienza e alle sparizioni forzate; condannare pubblicamente la tortura e prendere misure efficaci per proibirla e prevenirla; indagare in modo indipendente e imparziale sulle denunce di tortura e portare i responsabili di fronte alla giustizia.

«Gli Emirati Arabi Uniti non possono proclamare di essere una nazione progressista o vantarsi di far parte del Consiglio ONU per i diritti umani e un partner economico di livello internazionale e contemporaneamente chiudere in carcere chi si limita a esprimere pacificamente le sue idee. Le autorità devono mostrare il loro reale impegno verso i diritti umani attraverso misure rapide e concrete e non giri di parole che servono solo a oscurare la spietata repressione interna» ha concluso Sahraoui.

Tutto ciò che vediamo ad Abu Dhabi è quotidianamente testimone della sofferenza delle famiglie che hanno osato usare la propria voce sperando di contrastare l’espansione della grande maschera che per una settimana all’anno copre ogni difetto. La tappa di un campionato mondiale dovrebbe avere un saldo regime statale democratico possibilmente senza contrasti al fine di rappresentare al meglio il proprio stato e il valore etico e sociale dello sport. L’apparenza non basta.

 

 

Published by
Beatrice Zamuner