Si tratta di uno degli ultimi grandi regali che Ayrton donò al suo pubblico nell’ultima stagione prima di passare alla Williams, nel ’94. Prima di descrivere le vicende di quel leggendario Gp, è giusto ricordare quello che era il contesto generale della F1 nel ’93. La Williams dominava il mondiale di F1. Le monoposto di Newey spopolavano anche allora e se nel ’91 il mondiale non era stato vinto come previsto, nel ’92 l’obiettivo non sfuggì alla Williams che colse il titolo costruttori e quello piloti con Nigel Mansell. Nel ’93 fu, invece, la volta di Prost. L’arci-rivale di Senna tornava in F1 dopo un anno sabbatico e si accasava col team migliore. Le sospensioni attive già da un anno facevano la differenza e rendevano la Williams praticamente imprendibile. Però, quella domenica di Aprile la tecnologia, la supremazia tecnica, dovette inchinarsi di fronte a due elementi più grandi di loro: la natura (tramite il meteo folle di Donnigton) e il talento di Senna. Anche in quel Gp la Williams occupava per intera la prima fila della griglia di partenza. Al terzo posto un giovane e promettente Michael Schumacher, poi Senna. La domenica del Gp, però, giù il diluvio.
Semaforo verde e via: Senna passa alla prima curva Schumacher e, sempre nello stesso giro, Wendliger (che nel frattempo era scattato davanti), Damon Hill e, giunti al Melbourne Hairpin, il tre volte campione del mondo brasiliano tira una staccata da urlo e sorprende Alain Prost all’imbocco del tornantino. Alla fine del primo giro Senna è già in testa. Un’impresa alla Nuvolari. Ci rimarrà per tutta la gara, nonostante, o meglio, grazie anche a un meteo da tregenda. Lo stesso meteo in cui gli altri affondano, in cui si registra un record di pit stop (solo Prost ne effettuò 7!) e in cui la gara di Senna fu semplicemente perfetta. Alla fine del Gp Senna aveva praticamente doppiato tutti i piloti presenti sul circuito ad eccezione di Damon Hill, giunto secondo!
Donnigton fu un caso relativamente isolato. Senna vinse ancora a Monaco, Giappone e Australia e precedentemente aveva vinto nel suo Brasile. Il titolo, però, non poteva essere vinto. Troppa la differenza tecnica tra la sua McLaren e la Williams del duo Prost-Hill. Questo divario tecnico divenuto oramai insostenibile fu il motivo del clamoroso cambio di casacca a fine anno. La vittoria di Donnigton, però, rappresentò una piccola, grande, bellissima sfumatura di poesia che si posava su di un mondo freddo come i numeri, in una domenica piovosa del Derbyshire.
Nel ricordare Ayrton, quindi, non possiamo dimenticarci di Donnigton. Quel Gp fu una poesia scritta con gomme scolpite su di un foglio d’asfalto bagnato. Un giro soltanto per mettere le cose a posto. La poesia, rapida, immediata, fulminea del campeao.